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2013/08/13

La questione dei Rom


No, non è per caso che ho inserito in questo articolo la fotografia del noto gruppo dei Gypsy Kings, gruppo formato da Rom spagnoli emigrati in Provenza al tempo della guerra civile spagnola, molto famosi nel periodo a cavallo fra i mitici anni ottanta e gli anni novanta. Loro rappresentano un paradosso, quegli stessi Rom, o zingari, che in Italia e in Francia sono malvisti e emarginati al punto da costringerli nelle periferie meglio se degradate delle nostre città, furono assurti a idoli acclamati con canzoni come Bamboleo (il pezzo forse più famoso) o Mi Vida. Ecco, sta tutto qui il senso di questo pezzo, dell'ultima mia fatica letteraria. Un paradosso forse, o forse no. La caparbietà, la determinazione di un popolo che è riuscito a emergere dalla spazzatura dove noi li abbiamo costretti. Noi, giudici della vita altrui. Noi, i perfezionisti contro un popolo che ancora non ha trovato chi riconosce la loro unicità, identità. Restando nel paradosso, i Rom sono un popolo stanziale, il nomadismo è proprio dei gitani ma noi, nella nostra incompetenza e campanilismo, non sappiamo distinguere, facciamo di tutte le erbe un fascio e accomuniamo in un unico destino popoli e genti diverse per cultura e abitudini.

Io i Gypsy Kings li ho conosciuti di persona, non a un concerto, comunque nel corso di una esibizione a cui seguì una cena, con ubriacatura sonora e non solo, un ritrovarsi come vecchi amici a mangiare e bere tutti insieme. Li ricordo con affetto, "caciari" e rumorosi, simpatici e smemorati, con qualche difetto linguistico tanto da confondere l'italiano con lo spagnolo frammisto al francese con qualche riflesso inglese. 

Il popolo dei Rom è uno dei principali gruppi etnici della popolazione di lingua romanes che è originaria dell'India del Nord. La caratteristica comune di tutte le comunità che si attribuiscono la denominazione rom è che parlano - o parlavano nei secoli scorsi - dialetti variamente intercomprensibili, costituenti appunto il romanes che studi filologici e linguistici affermano derivare da varianti popolari del sanscrito e di cui si trovano tracce nelle attuali lingue dell'India del Nord Ovest ove si colloca la parentela più prossima. I rom propriamente detti sono un gruppo etnico che vive principalmente in Europa, distribuiti in una galassia di minoranze presenti principalmente nei Balcani, in Europa centrale e in Europa orientale, benché la loro diaspora li abbia portati anche nelle Americhe e in altri continenti. La lingua parlata è il romanes o romani oltre alla lingua dello stato di origine.

Molti li chiamano zingari o li identificano dietro questo termine, piuttosto generico che, anche a causa della connotazione negativa che la parola ha assunto, alcuni ritengono politicamente scorretto definirli con questo termine e perciò vengono da alcuni superficialmente o erroneamente anche definiti nomadi (anche se la maggior parte non lo è più), rom (ma non tutti lo sono), sinti (il nome di una delle etnie), oppure in modo totalmente erroneo anche rumeni o slavi a causa della cittadinanza di molti di loro. In realtà non c'è alcuna connessione - neppure etimologica - tra il nome "rom" e il nome dello Stato di Romania, il popolo di lingua neolatina dei rumeni o la lingua rumena, né teoricamente con le popolazioni slave, in quanto i rom e i sinti sarebbero di origine indiana. Si può dire che quelli che noi chiamiamo Zingari comprendono un insieme di popolazioni parlanti lingue di origine neo-indiana e un insieme di popolazioni non parlanti lingue di origine neo-indiana. Questi due grandi insiemi condividono caratteristiche di vita particolari. Caratteristiche segnate per esempio dal nomadismo, in certe regioni d'Europa, e da altri tratti culturali in altre regioni. Perché una caratteristica da sottolineare, in quelli che noi chiamiamo Zingari, è che essi sono per la stragrande maggioranza sedentari e non nomadi.

La comunità Rom è oggi la più numerosa minoranza etno-culturale in Europa, suddivisa in centinaia di gruppi che si differenziano in relazione al periodo di permanenza nel paese, alle regioni di provenienza, alla lingua e all’appartenenza religiosa. Dei quasi quindici milioni di Rom che vivono in Europa la maggior parte risiede nei paesi dell’Europa centro orientale, con punte di quasi due milioni in Romania, circa ottocentomila in Bulgaria, pochi di meno in Ungheria e quasi mezzo milione in Serbia e Slovacchia. L’unico paese dell’Europa occidentale con un numero simile è la Spagna, con circa settecento mila presenze. I Rom rappresentano l’unica vera minoranza europea, come l’ha definita il Consiglio d’Europa, presente in tutti i paesi europei dal Portogallo alla Russia, ma anche quella più colpita da fenomeni di discriminazione ed emarginazione socio-economica.

Dipinto di Vincent Van Gogh
La popolazione Rom ha dietro di sé una lunga e drammatica storia di dolore. Un dolore a cui, irrinunciabilmente, i Paesi europei debbono mettere fine. Nessuno può più far finta di non vedere e decidere di non intervenire. In una città italiana del profondo sud, l'ultimo squallido intreccio di prostituzione infantile e pedofilia scoperto ha per vittime i piccoli rom. Si ripropone l'emergenza di salvaguardare i bambini e di dare un assetto alla complicata e spinosa vicenda di un'etnia cui dare garanzie e certezze. Come? Anzitutto, partendo dalla considerazione storica che, dopo cinquant'anni di pace consolidata in Europa, non vi è più alcun rischio di pogrom o di alcuna minaccia per nessun tipo di popolazione, nel nostro Continente. La libera circolazione di uomini e merci, con l'abbattimento delle frontiere, permettere ai Rom un'assoluta stanzialità.

Se da un lato i governi europei hanno il dovere di occuparsi di queste popolazioni, i Rom hanno il dovere di indicare alle autorità europee la loro scelta residenziale, attraverso, ad esempio, un censimento. Una volta definiti i nuclei per nazione, attraverso politiche sociali di vantaggio, sarà necessario avviare i bambini a scuola. Gradatamente, come avviene per tutte le etnie che approdano in Europa, anche le comunità Rom, proprio a salvaguardia della cultura e delle tradizioni da conservare e tramandare, vanno inserite in un progetto di piena integrazione continentale. Non è infatti pensabile che, mentre un cittadino europeo deve mandare a scuola i propri figli, un cittadino Rom possa evitare di farlo. La tutela dei bambini, di cui ci si riempie la bocca, deve valere anche per i piccoli Rom. Invece troppo spesso si tacita la propria coscienza, regalando qualche spicciolo a quelli che sono costretti a mendicare. Non è pensabile continuare ad avere due pesi e due misure in tema di salvaguardia dei diritti dei minori. Una maggiore alfabetizzazione, unita ad una graduale consapevolezza di diritti e doveri connessi alla stanzialità, favorirà la loro sempre maggiore accettazione. 

Il pregiudizio che i cittadini europei hanno nei confronti dei Rom è anche il frutto di una chiusura netta di molti appartenenti a questa popolazione al modo di vivere comune, fatto di regole semplici e di valori condivisi. E' da diverso tempo che siamo chiamati a vivere da cittadini europei, di non scappare più, ma semplicemente di circolare, come fanno tutti. Non sarà facile abituarsi alle regole comunitarie, fatte di doveri ma anche di tanti diritti ed opportunità, anche i Rom devono adeguarsi, se vogliono conservare la dignità di popolo fiero che li contraddistingue. E noi iniziare a rispettarli. Ci vorrà tempo per risolvere la questione Rom, ma la stessa sopravvivenza dei costumi di questo popolo passa per l'ineludibile evoluzione della loro e nostra coscienza collettiva. 

Ragazza Gitana con sigaretta - Manet
Non sono sicuro che voi possiate pensare come me, io non ho la ricetta magica per risolvere concretamente quello che ormai è divenuto a livello europeo il “problema Rom”. Tuttavia, se l’ostilità verso questa popolazione è così diffusa qualche fondamento l’avrà. Insomma, sappiamo bene che non è tutta colpa dei Rom e nemmeno colpa nostra se si e' arrivati a questo punto, tuttavia siamo qui e qui è necessario trovare, tutti insieme, una via d'uscita, onorevole, per entrambi i gruppi etnici pena l'annullamento o l'estinzione di uno dei gruppi più longevi d'Europa. La questione dei Rom è, in definitiva, la questione della tolleranza portata alle estreme conseguenze. La sfida ultima in tema d’integrazione: convivere con chi ha scale valoriali talvolta opposte alle nostre. In sostanza, i Rom minano le nostre certezze, lanciando una provocazione continua (e salutare) alle nostre stesse costruzioni sociali. Si tratta di una sfida positiva, che non possiamo rifiutarci di cogliere. Ciò non significa che le leggi dello Stato ed i principi di legalità non vadano rispettati, e neppure intendo dire che noi dobbiamo chiudere un occhio o fare sconti sul rispetto delle regole fondamentali della convivenza civile. Semplicemente, ritengo che la via maestra sia la gestione, paziente e quotidiana, di un conflitto che, a mio modo di vedere, cesserà di esistere solo quando avremo la consapevolezza delle nostre azioni, avremo accettato le minoranze e ci saremo integrate con loro. E non sarà solo un nostro compito ma un impegno corale per arrivare a condividere esperienze salutari per entrambe le comunità. Ridurre la tensione a piccoli passi, mirando a eliminarla, nella consapevolezza che ciò non sarà mai pienamente possibile se realmente non ci impegnamo tutti. E questo anche se integrazione non significa assimilazione.

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