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2014/06/15

SMILE


Una storia d'amore che inizia in silenzio, il suono di una voce, uno sguardo, un sorriso. Smile, sorridi. Parole che dicono tutto e niente, sentirsi soli anche in mezzo alla gente, una ventata di primavera anche se fuori è inverno. Una storia d'amore ha sempre mille cose da imparare. Parlare di una storia d’amore quando si fa sera viene difficile si rischia di cadere e precipitare nel banale, nelle solite descrizioni che a questo punto si usano per descrivere l'attimo, nemmeno volessimo idealizzare la donna dei nostri sogni repressi. 

Mio padre, se ben ricordo, una volta mi fece notare, nel corso di una delle poche volte che gli raccontai dei miei patemi di cuore, che le donne devono avere due tette, due occhi, un naso, una bocca, due gambe un bel culo e tutto il resto è un optional. In tempi successivi aggiunse che dovevano avere anche begli occhi, da non guardare troppo altrimenti portavano assuefazione, come la droga. Lei è lei, una donna, ecco, come posso descriverla? Diciamo che con il metro di mio padre ha tutto quello che serve, forse non nelle proporzioni che lui immaginava, ma c'è. E c'è anche quel cervello che a lui evidentemente non serviva, non prendeva nemmeno in considerazione. Per mio padre le donne erano oggetti, soprammobili da utilizzare quando venivano utili, possibilmente nemmeno troppo spesso, meglio farle decantare come un buon vino e assaggiare quello che restava ma a piccoli sorsi, con accortezza, per non farle riscaldare troppo, era una questione di stile o forse solo per pavoneggiarsi con gli amici oppure da sottomettere e fare figli. 

E ne sono arrivati tanti di figli.

Per me le donne rappresentano l'altra metà del cielo e scusate se è poco. Io amo le donne, le ho sempre amate, desiderate, sognate, immaginate, anche idealizzate, create come uno scultore, plasmate come l'argilla. Ma una alla volta e possibilmente abbastanza lontane nel tempo lasciando trascorrere mesi se non anni fra un rapporto e l’altro per cercare di recuperare quell’indipendenza persa e sperare di essere, o almeno smbrare all’apparenza, normale. Almeno fino a ieri, all'altro ieri.

E poi è arrivata lei, così in punta di piedi, e non sono più io. 

Non è una storia di quelle banali che si ascoltano troppo spesso mentre parlando con gli amici, attorno a un tavolo, ci si vanta di impossibili conquiste o sogni svaniti nel vento. No, questa è una storia di quelle che portano via tempo, risorse, anima e respiro. Come dire? Non so nemmeno come descrivere questo mio turbamento perché il turbamento è evidente che c'è, esiste, lo tocco con mano, ma non riesco a fermarlo e sto peggio di prima.

Qualcuno potrebbe dire che si tratta di una storia immaginata.

Se lo fosse non starei qui a parlarne, se me ne  fossi inventato una per intrattenere gli amici allora potrei essere trattato come uno dei tanti scribacchini della domenica che cercano inutilmente di intrattenere quei pochi, oramai, canuti e indefessi concittadini che si ostinano a comprare il giornale della mattina per leggere le notizie del giorno prima.

Storie, storie per innamorati delusi o che cerchi di raccontarci?

Cerco di raccontarvi che è sempre tempo di amare. Credevate voi che arrivati alla veneranda età di 75 anni come me il mondo si ferma, appendete il cuore al chiodo e chiudete la porta a quei possibili ma fugaci innamoramenti che la vita ci concede? Sbagliato, quella porta è sempre aperta, uno spiraglio di luce che saetta all'interno dell'anima e annuncia la sua presenza con piccoli e laceranti dolori di petto, tanto che magari, dopo aver incrociato quella che possiamo pensare di credere sia la donna della nostra vita, magari la seconda o la terza o come per me l'undicesima, siamo portati a pensare che l'amore non ha età.

Ma non stavi parlando di una storia?

Vero, l'avevo quasi dimenticato, la colpa è vostra con tutti questi divagamenti e divagazioni che portano fuori strada anche il più coriaceo dei determinati a concludere una storia parlata, e non quella reale che potrebbe, la seconda, interrompersi solo con la fine dei sogni o la lontananza. Meglio di no altrimenti la sofferenza dell'anima sarebbe atroce. Che poi lo sanno tutti che la lontananza è come il vento, che fa dimenticare chi non s'ama, ma è già passato un mese e quell'incendio che mi brucia l'anima non accenna a finire (grazie Domenico per l’ispirazione). Una storia imbastita con un filo forte che non sfila e non si stacca, con tanto affetto e tanti sogni e rispetto e dedizione e poi viene da chiedersi come si fa a vivere così.

Uh ma che noia, continui a girarci attorno ma non se ne vede la fine.

È cominciata per caso, avevo chiesto a una persona di aiutarmi a trovare un indirizzo, e quella si era adoperata per farmi avere la paginetta dove era pubblicato quell'indirizzo corredato da fotografie e descrizioni varie. Poi parlando con un amico scopro che lui mi può accompagnare e, dimenticandomi di aver chiesto aiuto, lo seguo e spendo la giornata con lui parlando di mogli, di fidanzate, di figli, del presente e del passato, e magari anche del futuro, come due pensionati che non si decidono a lasciare la panchina sulla quale oziano ogni giorno pur di non perdere quell'attimo magico dello stare in compagnia.

Lo so che qualcuno potrebbe pensare che comincio da molto lontano, tuttavia è tutto qui. Un paio di fine settimana dopo mi ricordo del mio amico che mi aveva suggerito di andare a visitare un museo, quello della guerra dei trent'anni, a suo dire interessante. E chiedo. Chi mi risponde è lei. All'inizio abbozzo, non nutro particolare attrazione, anche perché a me va a finire sempre in un bel matrimonio, non penso a una undicesima moglie il che vorrebbe dire una sfilza di figli e figlie da aggiungere alla lista invero già lunga. 

Nonostante questo la prendo per mia temporanea accompagnatrice e partiamo all'avventura. A lei del museo della guerra dei trent’anni non interessa poi tanto, lei propone e io accetto, andiamo a teatro e poi a vedere spettacoli di inaudita bellezza nei parchi cittadini, e quelli sull'acqua e un tripudio di luci e colori dei mercati e piano piano sento quella porticina che si apre, lasciando filtrare sempre più luce, prima solo una lama e poi un abbagliante raggio di sole. 

Non voglio sembrare sentimentale semmai sono romantico. Il fatto è che i sentimentali credono che le cose durino a lungo, si sviluppano in contorti percorsi dell'anima e sfociano in un mare di luce immaginario, io sono romantico, penso di aver dato tutto di me e per quello devo essere amato, magari odiato, picchiato, malmenato e... attenzione a non farmi troppo male perché più infierite su di me e maggiore sarà il mio amore per lei. Quindi state buoni e godete l'attimo sfuggente di questa storia d'amore che vive e non morirà mai.

Tutto qui? Nella tua banalità hai dimenticato di parlare di te, di lei, dei suoi occhi, dei sentimenti.

Potrei parlarne per mesi di questa lei, di questo amore infinito, invece il blog mi limita, si scompone e ricompone e non da adito di capire lo sconforto di un uomo alla soglia della vecchiaia, che dire quasi decrepito, che si accorge, e non ditemi mio malgrado perché non è affatto vero, che una luce è entrata e si è ricavata uno spazietto importante nel suo cuore. Sono tornato giovane, con le mie angosce, i miei sussurri, con le cuffie attaccate alle orecchie quasi fossi un teppistello di quelli di oggi, uno che ascolta sempre musica a livelli fonometrici tali che il mio vicino di casa che abita al sesto piano, mentre io sto al quarantasettesimo, definisce catalettici. Io ascolto una musica sola, sempre la stessa, una monotona ripetizione che frulla da sola nel cervello, entra da un orecchio e esce dall'altro tornando alla fonte e ricomincia il giro. Io sono un uomo d'altri tempi e, non me ne vergogno a dirlo, ascolto solo Luigi Tenco, un mito della mia generazione finito troppo presto per amore. Ahi noi innamorati persi. 

Ho persino, udite udite, ricominciato a pedalare alla cyclette, almeno per dare l’impressione che sia dimagrito quel tanto che basta per dire che è merito dell’amore. Mia figlia, quella grande, parla di un miracolo della natura, i nipoti invece si affacciano alla porta della palestra ridendo come solo i bimbi son capaci e poi corrono dalle rispettive mamme dicendo che il nonno è diventato matto. Il nonno non è matto, ma innamorato e scusate se è poco.

Va bene abbiamo capito, straparli e non connetti, non vuoi raccontarci una storia, ma lei come si chiama? 

Troppo facile signori miei. Se vi dicessi il nome qui subito si spezzerebbe l’incantesimo, potrei venir tacciato malamente e pesantemente da stuoli di arrabbiatissimi teenagers che guardano con invidia ai miei successi in amore e ai loro insuccessi nello stesso campo. Sono già oggetto di frecciate feroci quando io e lei camminiamo mano nella mano in città, il nonnetto e la nipotina, se dovessi scrivere qui il suo nome sarebbe per lei la fine, io sono forte e resisto alle bordate ma lei no, ne perirebbe, sono sicuro. Lasciamo tutto come è ora e lasciate correre l’immaginazione....

Di questa storia Uno può immaginare quello che preferisce. Ogni casualità è ammessa. Nessuno tuttavia può permettersi di dire che non sia vero. Grazie a chi mi mantiene in vita. Ho tanti segreti, accumulati e custoditi con grazia, e sentimento. Uno di quelli che il mondo di sopra vorrebbe far conoscere al mondo di sotto, passa attraverso le porte di Yangon. E li si vede chi vince e chi perde, e se poi vinco io? Non ditemi che non vale. Come tutte le belle storie anche questa Ha un significato. Uno soltanto che deve essere scoperto affinché Nessuno sia veramente perfetto. Grazie a tutti per aver letto il mio messaggio di amore, psyche e follia.  I LOVE YOU.



Don't fall in love with someone you can live with, fall in love with someone you can't live without.


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